giovedì 28 aprile 2016

La coppia dei campioni

Piero Fumagalli è un  "nordista milanista fascista secessionista", direttore marketing di una multinazionale. Remo Ricci detto Zotta fa il magazziniere in quella stessa azienda, ha un figlio in arrivo, una madre fuori di testa e un conto in banca perennemente al verde. Entrambi riescono a vincere l'ambito viaggio messo in palio dalla multinazionale per recarsi a Praga ad assistere alla finale della Champions League, a una condizione: che riportino dalla partita una foto della coppa dei campioni. Inizia così un viaggio picaresco alla Un biglietto in dueperché i nostri eroi, inizialmente atterrati d'emergenza in Slovenia, dovranno attraversare l'Europa del nordest in direzione Praga, e sopportarsi a vicenda in nome del comune obiettivo. 
Giulio Base scrive e dirige questa farsa on the road che vede protagonista la coppia comica Massimo Boldi-Max Tortora, ma mentre la regia, agile e divertita, riesce a tenere il passo e a dare abbastanza spazio ai due attori principali perché possano improvvisare, la scrittura è debole tanto nei dialoghi e nelle battute, per cui vale la valutazione di Zotta ("'sti pezzi manco alle elementari li ho fatti"), quanto nelle svolte narrative, un'accozzaglia di situazioni comiche improbabili e scollacciate che occasionalmente fanno anche ridere, ma non quagliano mai in una narrazione coesa e conseguente, men che meno in quell'escalation comica che ogni film di questo genere dovrebbe costruire. 
Spiace soprattutto per il talento sprecato di Max Tortora, che ha le corde comiche e quelle drammatiche e per cui da anni ci auguriamo un ruolo allaGassman in cui affondare i denti. I suoi tempi sono perfetti, la sua fisicità gaglioffa si presta benissimo alla commedia all'italiana, e Tortora possiede la rara dote di passare dal pianto al riso (e viceversa) con grande fluidità, restituendo amarezza e malinconia dietro la sua maschera di bellimbusto nostrano. Il personaggio di Zotta, se fosse scritto con più cura, sarebbe molto efficace: il povero cristo romano che rivendica la sua patina di cultura e rimpiange quotidianamente i troppi sogni rimasti nel cassetto, il "Che Guevara di Tor Pignattara" la cui idea di esproprio proletario consiste nel portare la moglie a fare l'amore nel letto del direttore marketing della sua azienda.
Molto più scontata la macchietta del cumenda incarnata da Massimo Boldi, imbattibile quanto a ritmo comico ma ancora legato a battute grevi e sciocche come il calembour "mistifica/mistifìca". Sia Boldi che Tortora sono "brave persone, si vede", e meritano occasioni cinematografiche migliori.

venerdì 8 aprile 2016

Troppo napoletano

Quando il suo ex marito, un popolare cantante
neomelodico,perde la vita lanciandosi dal 
palco per fare stage diving, 
Debora (Serena Rossi) si preoccupa 
per suo figlio Ciro (Gennaro Guazzo)
di undici anni. Il ragazzino sembra 
molto turbato,al punto da non mangiare 
più neanche il ragù domenicale. 
Angosciatissima la madre lo porta 
da Tommaso (Gigi), psicologo dell'infanzia 
timido e imbranato. 
Il dottore scoprirà però che a turbare 
Ciro non è solo la perdita del padre, 
quanto piuttosto le sue prime inquietudini 
amorose.I due faranno così un patto: 
lo psicologo aiuterà il bambino 
a conquistare la sua amata compagna di classe, mentre lui gli
darà una mano per farlo fidanzare con sua madre...


mercoledì 16 marzo 2016

Vita, cuore, battito

Enzo e Monica sono due fidanzati trentenni della periferia di Napoli che conducono una vita fatta di routine e sistematica regolarità. Enzo lavora in un negozio di abbigliamento giovanile, è un ragazzo buono ma distratto, riesce a mantenere il suo posto di lavoro più per pietà del suo datore di lavoro che per le sue attitudini professionali. Monica invece lavora come parrucchiera ed estetista. Le loro giornate e quelle dei loro amici trascorrono tra piccole e semplici soddisfazioni. Ma un giorno la vita di Enzo e Monica viene stravolta. Enzo insieme al suo datore di lavoro vince al clandestino un terno a lotto. Ma la vincita di Enzo non viene liquidata tutta in denaro, infatti parte della vincita viene saldata regalandogli un viaggio culturale che prevede la visita di musei, monumenti, concerti lirici e incontri di meditazioni. Enzo accetta più per imposizione che per scelta, infatti con Don Ciro gestore del gioco clandestino di zona non c’è molto da discutere. Enzo e Monica partono per il loro viaggio ma le difficoltà non si fanno attendere. Sono continuamente due pesci fuor d'acqua, la loro semplicità ma soprattutto la loro ignoranza vano continuamente in contrasto con il contesto in cui si trovano. Ma anche se i due fidanzati cercano di defilarsi la loro inseparabile guida Gino, sistematicamente li rimette in riga, costringendoli a rispettare il programma. Ma il loro ritorno a Napoli non sarà un ritorno alla routine, al loro ritorno Enzo e Monica si rendono conto che la loro vita non sarà mai più la stessa...

Kung Fu Panda 3

In Kung fu Panda 3, dopo essersi ricongiunto con il papà Li, che non vedeva da lungo tempo, Po raggiunge con lui il suo villaggio d'origine: un paradiso segreto dei panda in cui incontra una serie di esilaranti nuovi personaggi. La minaccia tuttavia è dietro l'angolo, quando il potente spirito maligno Kai inizia a terrorizzare l'intera Cina sconfiggendo tutti i maestri di kung fu, ci vorrà tutta l'abilità e l'audacia di Po per insegnare ai suoi maldestri e festaioli compagni panda l'arte del kung fu, e trasformarli così in una vera e propria squadra da combattimento.

TRAMA

Il perfido Kai,  signore della guerra di tutta la Cina, trova il modo di sfuggire al regno degli spiriti dove l'aveva esiliato il suo ex fratello di armi Oogway, ed è intenzionato ad attaccare la valle e distruggere il palazzo di giada per carpire il chi - l'energia che anima tutte le cose viventi - dei suoi nemici. Per fermarlo il destino richiede l'intervento del guerriero dragone: e chi altri è il guerriero dragone se non Po, il panda cinese versato nelle arti marziali già protagonista dei primi due episodi della saga di Kung Fu Panda? Ma Po è ancora lontano dal dominare il suo chi, e dall'aver capito chi sia: non aiuta il fatto che è cresciuto senza genitori e chiama papà un'oca affettuosissima ma visibilmente non appartenente alla sua specie. 
Il percorso verso la conoscenza di sé per Po comincerà a dipanarsi proprio quando si farà vivo suo padre naturale Li, che gli rivelerà l'esistenza di un villaggio segreto dei panda e lo avvierà verso la riscoperta del suo appartenere alla specie degli orsi cinesi. Ma ci vorrà tutto il cuore e il coraggio di Po - nonché l'aiuto del saggio Shifu, dei Cinque cicloni e di entrambi i suoi papà - per fare fronte alla minaccia di Kai. E la riscossa passerà per un'arte (non marziale) per la quale Po non credeva di possedere alcun talento: l'insegnamento. 
Se questa trama può sembrare complicata, l'ora e mezza di narrazione filmica riesca a rendere Kung Fu Panda 3 comprensibile anche ai più piccoli attraverso quella reiterazione variegata ma sistematica che sta alla base di ogni insegnamento efficace. L'altra chiave della comprensibilità della storia - e dell'efficacia della narrazione filmica - è la leggerezza con la quale Kung Fu Panda 3 affronta temi filosofici (e religiosi) piuttosto pesanti. Come negli episodi precedenti, la marcia in più è la velocità: l'azione è sempre fulminea ed elegante come una mossa di kung fu, l'uso di tecniche di animazione (e cinematografiche) miste, come il passaggio dalle immagini in 3D a quelle in 2D, dalla graphic novel all'iconografia tradizionale cinese, ma anche l'uso dello split screen, del ralenti e dell'accelerazione improvvisa, rendono lo svolgimento della storia fluido e spedito. 
L'unione di forze dietro la cinepresa, dove troviamo ancora una volta la coreana Jennifer Yuh ora coadiuvata dall'italiano Alessandro Carloni, supervisore artistico dell'intera triade (nonché di Dragon Trainer), è un binomio yin e yang, una fusione armonica fra estetica (ed etica) orientale e tecniche spettacolari occidentali. 


martedì 8 marzo 2016

Un paese quasi perfetto

Pietramezzana, un borgo sperduto nelle Dolomiti lucane, rischia di scomparire. I suoi abitanti, trascinati dal vulcanico Domenico (Silvio Orlando) non demordono e, non appena intravedono nell'apertura di una fabbrica la soluzione a tutti i loro guai, si attivano affinché il progetto vada a buon fine. Però la prima cosa  da fare è trovare un medico –  senza il medico non può insediarsi  nessuna fabbrica – e fortuna vuole che si imbattano in Gianluca Terragni (Fabio Volo), rampante chirurgo estetico milanese. La seconda cosa, ben più complicata, sarà convincerlo a restare.




mercoledì 24 febbraio 2016

Zootropolis

Locandina Zootropolis
Il mondo animale è cambiato: non è più diviso in due fra docili prede e feroci predatori, ma armoniosamente coabitato da entrambi. Judy è una coniglietta dalle grandi ambizioni che sogna di diventare poliziotta, poiché le è stato insegnato che tutto è possibile in questo nuovo mondo. Nick è una volpe che vive di espedienti nella capitale, Zootropolis, dove Judy, dopo un'estenuante training in accademia, approda come ausiliaria del traffico. Toccherà a loro, inaspettatamente uniti, risolvere il mistero dei 14 animali scomparsi che tutta la città sta cercando e sventare i piani di chi vuole impossessarsi del potere locale, secondo l'atavico principio dividi et impera.
Zootropolis, cartone Disney supervisionato dall'onnipotente John Lasseter, affronta di petto la tematica più attuale di tutte: l'uso della paura come strumento di governo. E va a toccare un altro degli argomenti più sensibili in ogni epoca, ovvero l'esistenza (o meno) di una predisposizione biologia al crimine per alcune razze e alcune etnie. Ma si spinge anche oltre, andando ad analizzare il rapporto fra massa ed élite, nonché l'opportunità (o meno) di sopprimere la natura selvaggia e istintiva sacrificandola all'ordine sociale, flirtando con l'eterno dilemma se nella formazione degli individui, e delle società, conti maggiormente la natura o la cultura.
In realtà il discorso portante è quello dell'autodeterminazione a dispetto della propria limitata dotazione di base: un discorso che, da Monsters & Co a PlanesTurbo, attraversa molta animazione recente. È la filosofia "Yes you can" che ha portato alla presidenza americana un afroamericano e che sta alle radici del (nuovo) sogno americano. Il corollario di questa filosofia è l'ostinazione "ottusa" di Judy a "non mollare mai", perché nessuno può dirle ciò che può essere e non essere, ciò che può e non può fare.

Naturalmente quello che conta in Zootropolis è il modo in cui questi temi vengono sviluppati, sia a livello di narrazione che di espedienti visivi. E se la sceneggiatura mostra un gioco di semina, di echi e di rimandi fin troppo calibrato, la regia, ad opera di un team di cui fa parte anche Jennifer Lee, la wonder woman dietro Frozen, si sbizzarrisce in fughe rocambolesche, inseguimenti, esplosioni, battaglie ed equilibrismi attraverso ben quattro ambienti distinti: campagna, città, vette innevate e foresta tropicale. La vera forza del film però è l'escalation di battute sia nell'interazione fra Judy e Nick, nati per creare la chimica perfetta, sia nella caratterizzazione di decine di specie animali, fra cui spiccano i bradipi impiegati alla motorizzazione (a riprova che la burocrazia è esasperante a qualunque latitudine) e l'equino hippie doppiato in italiano da Paolo Ruffini. Ci sono anche il roditore che cita il Padrino, la donnola che vende cd taroccati, l'elefantessa maestra di yoga, i lupi che ululano a sproposito, come i cani di Up "biologicamente" predisposti a puntare ogni loro simile di passaggio, il leone sindaco, il bufalo muschiato capitano di polizia, persino la gazzella superstar che ha la voce e le movenze sensuali di Shakira. Tutti indossano abiti umani, camminano in posizione eretta, usano gli smartphone (che recano sul retro il simbolo di un ortaggio morsicato), comunicano via Skype e scaricano App per inventarsi identità virtuali. 

mercoledì 17 febbraio 2016

Perfetti sconosciuti

Quante coppie si sfascerebbero se uno dei due guardasse nel cellulare dell'altro? È questa la premessa narrativa dietro la storia di un gruppo di amici di lunga data che si incontrano per una cena destinata a trasformarsi in un gioco al massacro. E la parola gioco è forse la più importante di tutte, perché è proprio l'utilizzo "ludico" dei nuovi "facilitatori di comunicazione" - chat, whatsapp, mail, sms, selfie, app, t9, skype, social - a svelarne la natura più pericolosa: la superficialità con cui (quasi) tutti affidano i propri segreti a quella scatola nera che è il proprio smartphone (o tablet, o pc) credendosi moderni e pensando di non andare incontro a conseguenze, o peggio ancora, flirtando con quelle conseguenze per rendere tutto più eccitante. I "perfetti sconosciuti" di Genovese in realtà si conoscono da una vita, si reggono il gioco a vicenda e fanno fin da piccoli il gioco della verità, ben sapendo che di divertente in certi esperimenti c'è ben poco. E si ostinano a non capire che è la protezione dell'altro, anche da tutto questo, a riempire la vita di senso.
Paolo Genovese affronta di petto il modo in cui l'allargarsi dei cerchi nell'acqua di questi "giochi" finisca per rivelare la "frangibilità" di tutti: e la scelta stessa di questo vocabolo al limite del neologismo, assai legato alla delicatezza strutturale di strumenti così poco affidabili e per loro stessa natura caduchi come i nuovi media, indica la serietà con cui il team degli sceneggiatori ha lavorato su un argomento che definire spinoso è poco, visto che oggi riguarda (quasi) tutti. Per una volta il numero degli sceneggiatori (cinque in questo caso, fra cui lo stesso Genovese, senza contare l'intervento importante degli attori che si sono cuciti addosso i rispettivi dialoghi) non denota caos e debolezza strutturale, ma sforzo corale per raccontare una storia che è intrinsecamente fatta di frammenti (verrebbe da dire di bit, byte e pixel), corsa ad aggiungere esempi sempre più calzanti tratti dal reale.

giovedì 11 febbraio 2016

Sanremo 2016 seconda serata

Seconda serata per la sessantaseiesima edizione del Festival di Sanremo. Dopo l’apertura con i primi 10 big e gli ospiti Laura Pausini, Elton John e Maitre Gims, è la volta della seconda tornata di concorrenti e del primo scontro tra i giovani delle Nuove proposte. Ma è anche la serata di Eros Ramazzotti, che come la Pausini torna sul palco che aveva solcato da giovanissimo. 

CLASSIFICA DELLA SECONDA SERATA  
Al termine della seconda serata, ecco il gruppo dei cantanti che stanno nelle prime sei posizioni (in ordine casuale): Clementino, Annalisa, Valerio Scanu, Francesca Michielin, Elio e le storie tese, Patty Pravo.  
Ed ecco invece quelli a rischio eliminazione: Zero Assoluto, Dolcenera, Neffa, Alessio Bernabei.  



martedì 2 febbraio 2016

amici a 4 zampe all'asta!

In Friuli, venti cuccioli di cane, ancora con i dentini di latte, sono stati venduti «col martelletto». A Parma, Astra e Lara, due meticce di pastore tedesco, sorelline di circa un anno, sono state messe all'asta dall'Istituto vendite giudiziarie, perché i loro padroni sono falliti o hanno debiti che non riescono a pagare. La base d'asta, 300 euro.


Questa è la legge italiana amici a 4 zampe, venduti come oggetti...

Non ci sono parole per descrivere un azione del genere

lunedì 1 febbraio 2016

L'abbiamo fatta grossa di Carlo verdone

Arturo è un investigatore privato così male in arnese da inseguire i gatti scappati dalle case altrui e da abitare presso una vecchia zia col mito del marito defunto. Yuri è un attore di teatro che, da quando la moglie l'ha lasciato, non ricorda più le battute: dunque si ritrova disoccupato e senza un soldo. Le strade di Arturo e Yuri si incontrano quando l'attore chiede all'investigatore privato di pedinare per lui l'ex moglie e il suo nuovo compagno. Ma quando i due macapitati, invece di registrare una conversazione fra i due innamorati, intercettano un dialogo ambiguo e fuorviante le cose si ingarbugliano e si innesca un gioco degli equivoci che costringerà la "strana coppia" Arturo-Yuri a rocambolesche avventure e improbabili travestimenti.
Carlo Verdone si lancia in questo nuovo progetto, da lui diretto, interpretato e sceneggiato insieme a Pasquale Plastino e alla new entry (per un film di Verdone) Massimo Gaudioso, assicurandosi che la commedia nasca più dalle situazioni che dalla capacità dei due attori protagonisti di creare gag e improvvisazioni comiche. Sarebbe una buona idea, se non ci fosse una sorta di vizio di forma: Verdone e Albanese, fisicamente, sono molto simili (a cominciare dal fatto che entrambi "non usano il phon dal 1982"), e la sceneggiatura avrebbe dovuto fare ampiamente leva su questa somiglianza per creare un rapporto a specchio fra due opposti, in cui uno fosse il dark side dell'altro. Invece la comicità dei due, con qualche variante regionale, è uniformemente segnata dalla stessa vena maliconica (intuibile fin dalla musica che accompagna i titoli di testa) e la costruzione dei due personaggi non è abbastanza polarizzata, né abbastanza sovrapponibile: i due non sono né contrari, né identici (anche se declinati in modo diverso). 



Anche la professione di Yuri non viene sufficientemente utilizzata a scopo comico: ci si aspetterebbe che Yuri si butti a capofitto nelle incarnazioni che l'equivoco di volta in volta richiede, invece è Arturo quello più pirotecnico e pronto a improvvisare. Il risultato è che Verdone, qui in grande forma comica, giganteggia su Albanese, che finisce per apparire come la spalla del comico romano. E Verdone una spalla nel film ce l'ha già, molto più efficace: è la giunonica Lena, interpretata dalla cantante lirica armena Anna Kasyan, vera scoperta del film. Kasyan ha tempi impeccabili, un'esuberanza e una comicità fisica istintive che travolgono immancabilmente Arturo-Carlo, ben felice di lasciarsi investire, o di opporre al fiume in piena della donna il suo miglior cialtrone e il suo miglior nevrotico. La trama è divertente ma non raggiunge mai l'effetto valanga comico che una farsa, come dovrebbe essere questa, ha bisogno per sfondare, e si limita a farci sorridere per l'Arturo reminescente del Sergio di Borotalco (quello del "cargo battente bandiera liberiana") o per lo Yuri che chiede "scusissima" a tutti. 




Solo negli ultimi venti minuti il film diventa quello che avrebbe potuto essere: una satira dolente e assai politica dell'Italia di oggi, in cui le brave persone si muovono con difficoltà sempre crescenti. Straziante (e ficcantissimo) l'elenco delle cose che Yuri e Arturo farebbero se avessero un po' più di denaro, amarissima la loro rivincita finale sul cinismo del mondo, quel mondo in cui la maggior parte della gente non ha mai visto un pezzo da 500 euro, così che chi ne maneggia a centinaia ha campo libero per fregare tutti gli altri.

sabato 30 gennaio 2016

Land Rover Defender addio

La produzione della Land Rover Defender è terminata alle 09.25 di venerdì 29 gennaio 2016 (nelle foto l'ultimo esemplare). L'annuncio mette fine all’esistenza di una fuoristrada lanciata sul mercato 68 anni fa e diventata da allora un vero e proprio mito, costruita in oltre 2.000.000 di esemplari, il cui volante è stato impugnato anche da James Bond, da Winston Churchill, da numerosi componenti della famiglia reale britannica ed anche dalle forze armate di Sua Maestà, che l’hanno guidata anche nelle missioni in Iraq ed Afganistan. La Defender era prodotta nell’impianto inglese di Solihull. Sarebbe dovuta uscire di produzione già nel 2015, ma un improvviso aumento della domanda ha spinto la Land Rover a posticipare di qualche settimana il momento della pensione, dovuta all’impossibilità di soddisfare le ultime regole in termini di sicurezza ed impatto ambientale. 




La nuova generazione dovrebbe arrivare nel 2018. La Serie I era equipaggiata con un 1.6 a benzina (51 CV) ed aveva un passo lungo 200 cm. La trazione era integrale di tipo permanente. I clienti apprezzarono fin da subito la robustezza e la solidità della meccanica, caratteristiche non meno fondamentali rispetto alla capacità di disimpegnarsi agevolmente su terreni accidentati.  La Serie II viene introdotta nel 1958 e prevede novità alla parte estetica, alla misura del passo (ora lungo 220 cm e 280 cm) ed al motore, la cui cilindrata raggiunge i 2.2 litri. A disposizione vi era anche un quattro cilindri a gasolio. Nel 1971 viene introdotta sul mercato la Serie III, dai motori più prestazionali e meglio rifinita. L’esemplare numero 1.000.000 viene prodotto nel 1976. La Serie III viene sostituita nel 1983 dalla One Ten (uno dieci, ovvero la misura in pollici del passo), che dal 1991 verrà rinominata Defender 110. 

Stop alle auto a Roma

Blocco della circolazione domenica a Roma, mentre lunedi' e martedi' non ci saranno le targhe alterne perche' i valori dell'inquinamento sono rientrati nei limiti disposti dalla legge. Lo stop riguardera' tutti i veicoli fino alla categoria Euro 5, dalle 7.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 20.30. Potranno circolare le categorie di veicoli meno inquinanti: metano, gpl, ibride, Euro 6 e ciclomotori due ruote quattro tempi Euro 2 e motocicli quattro tempi Euro 3.  


 L'Amministrazione, al fine di agevolare la mobilita' collettiva, ha dato indicazione ad Atac di rafforzare il servizio, attraverso una serie di iniziative che comprendono l'aumento del numero delle corse su 15 linee di superficie, sulle linee metropolitane A, B/B1 e sulle tre ferrovie Roma-Lido, Roma-Viterbo e Termini-Centocelle. Il servizio sara' potenziato per 15 linee di superficie.  La nuova definizione del calendario delle domeniche "antismog" e' stata decisa dal tavolo interistituzionale sull'inquinamento atmosferico, istituito su richiesta del Commissario Tronca per dare attuazione al protocollo d'intesa firmato lo scorso 30 dicembre da Ministero dell'Ambiente, ANCI e Regioni. Inoltre, tenuto conto del ritorno entro i limiti consentiti dalla legge dei valori degli inquinanti, il Campidoglio comunica che non si procedera' al blocco emergenziale delle targhe alterne per lunedi' e martedi' prossimi.  

Spaghetti ai pomodorini!

Dal 1886, De Cecco sceglie esclusivamente le migliori varietà di grano duro. In seguito, i chicchi vengono accuratamente puliti, e quando non rimane nient’altro che grano, si passa alla molitura, che avviene da sempre nel Molino De Cecco.

Solo con un molino di proprietà è possibile utilizzare sempre semola fresca. Con la molitura, il grano viene “spogliato” di tutti i suoi strati, fino ad arrivare al cuore, la parte più nobile. Dopo la macinatura si passa all'impastamento della semola fresca con acqua fredda di sorgente.

L’impasto, trafilato al bronzo, dà vita alle forme della pasta De Cecco. Poi, comincia l’essiccazione, che richiede una lunga attesa. Oggi non si può più essiccare al sole come una volta. Questo è vero, ma , per avere lo stesso risultato basta non avere fretta.

Io ho avuto il piacere di provare la loro pasta e voglio mostrarvi la prima ricetta.


Una semplice Pasta ai pomodorini con Bimby

Un piatto semplice ma delizioso che accontenta tutta la famiglia.

Ingredienti per 2 persone

130 gr di spaghetti DE CECCO
5/6 pomodorini (io ho preso alcuni belli grandi)
1/2 spicchio d'aglio
sale 
basilico
30 gr di olio
formaggio grattugiato

Preparazione



Mettere l'aglio nel boccale e tritarlo 5 sec vel. 7, spatolare ed unire l'olio, rosolare 3 min. vel. soft 100°.








 


Versare i pomodorini e tritare 15 sec. vel.7.Aggiungere il sale, ed il basilico, cuocere 20 min antiorario 100° vel.soft.


 








Aggiungere 300 ml di acqua, portre ad ebollizione, versare gli spaghetti, impostare 100° vel. soft antiorario tempo di cottura degli spaghetti (aggiungere 5 minuti in più); qualora si asciugassero troppo unire un po' d'acqua.  
















Cospargere con parmigiano. 



















Un piatto delizioso grazie, non avevo mai provato la pasta de cecco, ma devo dire che la cottura è ottima e il sapore sublime.